1. Parola della settimana

(domenica di Pasqua – anno B)

Io conosco le mie pecore*
le mie pecore conoscono me.


2. Parola della domenica e della festa


3. Parola e commento – lectio continua

E disse loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”.
19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

COMMENTO: San Marco, che oggi festeggiamo, è forse il più capace fra gli evangelisti nel riassumere in poche parole tutta l’umanità e bellezza di colui di cui scrive. Lungo l’arco di tutta la narrazione marciana ci viene presentato un Gesù molto concreto, molto realistico, per quanto si sottolinei sempre la sua signoria, come stiamo vedendo e continueremo a vedere fino a fine luglio. Nei versetti di oggi però Gesù è riconosciuto pienamente come il Signore, come colui che ha autorità di comando, a tal punto che ascende al cielo dopo aver dato l’ultimo mandato ai discepoli. Il versetto “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, chi non crederà sarà condannato” rimane sempre misterioso e mai comprensibile fino in fondo, perché si presenta come espressione di giudizio sulla bocca del Misericordioso per eccellenza. Però mi aiuta a vedere la professione di fede non tanto come cesura, come taglio netto tra dentro e fuori, come divisione tra buoni e cattivi, quanto piuttosto come continua possibilità di salvezza offerta a tutti in continuazione. Non è un’occasione unica e irripetibile, ma è un continuo decidersi ogni giorno per la conversione, aderendo a Gesù e all’amore fraterno. Mi pare utile tenerlo insieme a tutto il Vangelo, dove per molti la conversione è un fatto improvviso, un dono da chiedere e accogliere. Il mandato dell’annuncio di tale bene per la vita di ciascuna persona mi fa pensare e riflettere in primo luogo alla responsabilità che ognuno di noi ha, e in secondo luogo (non per importanza) all’universalità della fede in Cristo.
Parlando allora della responsabilità e andando avanti con il brano mi sono posto una domanda: come mai non vedo quei segni di cui Gesù parla? Come mai non riesco a scacciare demoni, a parlare lingue nuove, a prendere in mano serpenti, sopravvivere a veleni, far guarire i malati? Come mai mi percepisco così impotente di fronte ai mali del mondo? Può darsi che questo sia dovuto non tanto alla poca fede o al poco credere in Dio, ma forse è un senso di scoraggiamento verso il futuro e ad una visione pessimistica dell’umanità, che sotto sotto in molti coltiviamo. E allora l’invito di Gesù è all’universalità: a provare a proclamare il Vangelo ad ogni creatura. E ogni creatura vuol dire qualsiasi cosa nel creato con fiato di vita e senza fiato di vita; quindi il mandato è quello di vivere e provare a far vivere e dar senso a qualsiasi cosa grazie, con e per Cristo. Proclamare il Vangelo vuol dire riempire ogni istante della nostra vita, vissuto per sé stessi o per altri, di amore. Ed è questo che ci salverà: l’amore. Inoltre, rimane anche una grande e importante consapevolezza: Gesù è sempre con noi. D’altronde, non c’è nessun luogo sulla terra che non abbia sopra di esso il cielo, nel quale egli è stato elevato.

2 commenti su “La Parola

  1. Giovanni Rispondi

    “mentre il Signore agiva insieme con loro”: un verbo solo, che nei vangeli compare solo in questo passo: “sinergheo”= lavorare insieme con, col-laborare. Compare anche in 2Cor6,1: “e poichè siamo suoi collaboratori, vi esoriamo a non accogliere invano la grazia di Dio”. Lo dice dopo aver aver detto: “Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro”. Un verbo dunque che ci tiene legati a Dio a doppia mandata: è Lui che collabora con noi per mezzo della sua grazia e nel contempo siamo noi che collaboriamo con Lui. Cosi’ ha voluto Dio nella sua bontà: nè Lui senza di no, nè noi senza di Lui… e non parliamo di un concetto metafisico, dell’essere nostro in Dio e viceversa, aspetto vero anche questo; bensi’ del nostro operare, fare, vivere: noi ci muoviamo, amiamo, operiamo il bene insieme a Lui e mai senza di Lui e nel contempo Lui si muove nel mondo, ama e vive insieme a noi e sempre insieme a noi. Se Gesu’ è asceso al cielo non è per mettere una distanza tra Dio e noi, ma per assicurarci una meta finale e nel contempo una sua presenza costante e quotidiana accanto a noi. Sia lode e gloria a te, Signore Gesu’. Interceda San Marco per tutti noi e in particolare per chi porta questo nome!

  2. Francesca Rispondi

    16 “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato”…
    Ho sempre poco compreso il vero significato del battesimo, sarà che ricevendolo da bambina non l’ ho scelto da me e non ne ho ricordi. Eppure è il segno di un inizio nuovo.
    In questo brano ritorna questo segno.
    Mi aiuta a comprenderne il significato e la portata nel concreto del mio esistere, uno scritto di don Gaetano Piccolo tratto da “Leggersi dentro – con il Vangelo di Marco.
    Dice : “Il battesimo è il simbolo più radicale del nuovo inizio. Vuol dire scendere nell’ acqua che è morte e vita insieme: è l’ acqua che ti rapisce,ma anche l’acqua da cui nasce la vita. Per ricominciare occorre stare in questo passaggio, in questa tensione, abitare il luogo dove morte e vita s’incontrano. Il battesimo vuole dire scendere, immergersi, toccare il fondo della propria miseria per decidere di ricominciare a vivere. Il battesimo è il segno della conversione, della decisione del cambiamento: dall’ acqua si esce trasformati. Nella vita attraversiamo tante situazioni battesimali, si offrono a noi tante vacche battesimali nelle quali immergersi, in cui morire per poter rinascere….(..)a una vita piena”. Pg.20
    Essere salvati significa allora questo forse? Credere che nell’ accettare di scendere/ accogliere la mia miseria incontrerò Gesù e il Suo Spirito ad attendermi per riportarmi a una nuova vita, a una vita riscattata. Non verrò ingoiata dalla morte, bensì restituita nuova alla vita insieme a Gesù. Ma è un movimento quotidiano e perenne, non una volta per tutte.

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