1. Parola della settimana

(V settimana di Pasqua – anno B)

Chi rimane in me e io in lui*
porta molto frutto.


2. Parola della domenica e della festa

domenica 5 maggio, VI Tempo di Pasqua

Meditazione:


3. Parola e commento – lectio continua

Gesu’ diceva: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. 28Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; 29e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura”.

COMMENTO: La piccola parabola di oggi aggiunge all’immaginario descritto nelle pericopi precedenti un elemento nuovo. Se con il simbolo della lampada avevamo pensato di dover fare grandi cose per mettere la luce sul candelabro, oggi comprendiamo che quella luce è anche una piccola spiga dotata di forza intrinseca e seminata in terra fertile, che cresce spontaneamente. Non è chiaro se il seminatore di oggi sia l’essere umano o Dio stesso, ma in entrambi i casi, dopo aver seminato, fanno una sola cosa: vivono, dormono di notte e si alzano di giorno. Nella lettera di Giacomo 5,7 leggiamo: ”siate dunque costanti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge”. Il termine greco utilizzato per “costanza” si può tradurre anche con “pazienza”, o più letteralmente con “grande respiro” (non a caso quando una situazione richiede tutta la nostra pazienza sospiriamo in modo ampio e prolungato). Gesù punta a rafforzare nei suoi contemporanei la fiducia in Dio e nella sua opera: Il Regno divino viene con certezza e cresce nel silenzio, spontaneamente, senza lasciarsi scorgere. Nell’epoca che segue alla resurrezione di Gesù la comunità è già segnata da un’ampia predicazione missionaria e talvolta contrastata da insuccessi e difficoltà. Essa deve imparare ad affidare a Dio ogni sviluppo con serenità e fiducia, con pazienza e costanza, volgendo lo sguardo all’avvenire. Quello che conta, anche per noi cristiani del ventunesimo secolo, e riconoscere la vicinanza di Dio che agisce sempre. Forse abbiamo ancora sperimentato di scorgere nei piccoli fatti del quotidiano segni silenziosi di crescita del Regno: una situazione complessa che ha trovato sbocco in un modo che non pensavamo, un incontro arrivato inaspettatamente al momento giusto, una parola della scrittura che ha fatto ardere il nostro cuore in un tempo di aridità… Certo, spesso rimanere in un atteggiamento di fiducia e attesa non è facile, richiede più impegno che essere attivi, fare, intervenire. A me aiuta prestare attenzione ai piccoli segni concreti di Regno e fare un respiro profondo invocando lo Spirito Santo.

1 commento su “La Parola

  1. Giovanni Rispondi

    Dopo esserci chiesti quale tipo di terreno siamo, ecco che ci viene detto che il seme ha con sè una forza e un tempo da impiegare. Qualcuno ieri diceva che l’amore non è uno sforzo, ma è una sovrabbondanza; non è qualcosa che dobbiamo impegnarci a vivere, ma qualcosa che dobbiamo permettere di crescere.

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